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MTNZ # 11_18 VENEZIA BIENNALE ARCHITETTURA


Freespace, ossia l’attenzione che l’architettura colloca sulla qualità stessa dello spazio, il titolo prescelto dalle curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara. Era da tempo che non incontravamo una unanimità di giudizio, ovviamente estremamente positiva, sulla riuscita di una Biennale, si trattasse di arte o di architettura.
Sobrietà, spazi misurati, proposte interessanti confermano gli intenti delle curatrici di presentare «opere che esemplificano le qualità essenziali dell’architettura: la modulazione, la ricchezza e la materialità delle superfici, l’orchestrazione e la disposizione in sequenza del movimento, rivelando così le potenzialità e la bellezza insite nell’architettura».
La questione dello spazio, della qualità dello spazio, dello spazio libero e gratuito è affrontata nella mostra articolata tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, in cui si dibatte anche del recupero di edifici storici e dell’importanza dell’insegnamento. 
A partire dal manifesto Freespace che «si focalizza sulla capacità dell’architettura di […] rivolgersi ai desideri inespressi dell’estraneo» e «dà l’opportunità di enfatizzare i doni gratuiti della natura come quello della luce – la luce del sole, quella lunare, l’aria, la forza di gravità, i materiali – le risorse naturali e artificiali» le curatrici  invitano «a riesaminare il nostro modo di pensare, stimolando nuovi modi di vedere il mondo e di inventare soluzioni in cui l’architettura provvede al benessere e alla dignità di ogni abitante di questo fragile pianeta.» a partire dalla consapevolezza dell'ubicazione eccezionale della Biennale nella città di Venezia e dalla volontà i creare un legame fra la Mostra e questa città unica: «Non direttamente, ma nel senso di una più acuta consapevolezza. In altre parole, il nostro approccio prevede che il contesto e l'aria di Venezia siano presenti nell'atmosfera della Mostra».
Uno degli interventi più affascinanti è This is not a shirt. This is a playground realizzato in Bangladesh dallo Studio Anna Heringer, che afferma che «l’architettura è uno strumento che migliora la vita» e permette di creare comunità, rafforzare l’autostima, salvaguardare la bellezza e l’identità culturale: tutte voci strettamente legate alla dignità. A partire dalle professionalità che si possono reperire sul territorio - fango, bambù e persone - ci offre uno straordinario repertorio di tessuti, sostenendo le comunità locali e aiutandoci a guardare il mondo con occhi diversi.


Il Padiglione Italiano - Arcipelago Italia - curato da Mario Cucinella si poneva l’obiettivo di è «trasmettere l’anima di quei territori lontani dall’immaginario delle metropoli, detentori di un patrimonio culturale inestimabile, che pongono l’Italia in discontinuità rispetto all’armatura urbana europea» attraverso otto itinerari «lungo i quali scoprire i possibili nessi di continuità tra una selezione di architettura contemporanea, i borghi storici, i cammini e altre rilevanti iniziative». Il percorso si snoda lungo le alpi e gli appennini per concludersi in Sardegna con la Orani di Costantino Nivola.














Il Giappone propone un percorso di etnografia architettonica come nuova metodologia di impegno nei confronti della società. La mostra vuole evidenziare il ruolo del disegno architettonico – «lo strumento tradizionale per concettualizzare, organizzare e costruire lo spazio» – che «costituisce anche uno strumento ideale per documentare, discutere e valutare l’architettura» e il «processo di modernizzazione che ha investito il Paese nel ventesimo secolo [e] ha trasformato profondamente la società giapponese» in un’ottica etnografica. 
Semplice e rigoroso il padiglione svizzero Svizzera 240. House Tour ricostruisce degli interni totalmente disadorni dove si alternano situazioni realizzate con differente scala, dal troppo grande al troppo piccolo, creando un percorso spiazzante e al contempo fruibile da tutti. Per noi il padiglione più bello, come poi confermato dai premi ufficiali…


Di grande interesse il padiglione portoghese Public Without Rehtoric: le dodici opere scelte, costruite negli ultimi dieci anni, permettono di tracciare una breve storia delle più recenti opere pubbliche di autori portoghesi. 

Il progetto per il padiglione della Santa Sede deriva dalla “cappella nel bosco” costruita nel 1920 da Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma: dieci architetti (Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, Francesco Magnani e Traudy Pelzel) sono stati invitati a costruire altrettante cappelle, riunite nell’ambiente naturale dell’isola di San Giorgio Maggiore. 





















E come sempre un contributo particolare viene dal padiglione della Catalogna – nella consueta sede dei Cantieri Navali di Calle Quintavalle. Rcr Arquitectes, i vincitori del Premio Pritzker 2017, hanno creato uno spazio fisico per ricercare e ripensare il rapporto dell'uomo con il mondo. «Un'idea che nasce nella tenuta La Vila in Valle Bianya (Girona), Si tratta di un sogno architettonico che diventa allestimento, Un'esperienza sensoriale per i visitatori un percorso non lineare, in quanto evoca la sensazione di essere “dentro una grotta di luci e di movimenti liquidi, uno spazio immateriale che permette a ogni persona di costruire la propria esperienza unica, proprio come in un sogno».



Come sempre alcune recensioni che ci sono piaciute:

[giovanni bai + carolina gozzini]


https://mt-nz.blogspot.com/2018/11/mtnz-1118-venezia.html

MTNZ # 11_19 [2018] VENEZIA

Alla Fondazione Prada la mostra “Machines à penser”, a cura di Dieter Roelstraete,  esplora la correlazione tra le condizioni di esilio, fuga e ritiro e i luoghi fisici o mentali che favoriscono la riflessione, il pensiero e la produzione intellettuale, focalizzandosi su tre fondamentali figure della filosofia del XX secolo: Theodor W. Adorno (1903 -1969), Martin Heidegger (1889 – 1976) e Ludwig Wittgenstein (1889 -1951). 

In mostra lavori di artisti come Susan Philipsz, Ewan Telford, Patrick Lakey e Giulio Paolini, Sophie Nys, Iñigo Manglano-Ovalle, Paolo Chiasera e Gerhard Richter; Anselm Kiefer ha realizzato una scultura in dialogo con il cineasta e scrittore Alexander Kluge, mentre Goshka Macuga ha progettato nuovi lavori che raffigurano le teste dei tre filosofi. È esposta l’unica scultura realizzata da Wittgenstein. 

Alla Fondazione Vedova i progetti di Renzo Piano Building Workshop: RENZO PIANO. PROGETTI D'ACQUA. MESSA IN SCENA DI STUDIO AZZURRO.http://www.fondazionevedova.org/node/418

 Sedici progetti di Renzo Piano, da lui stesso selezionati, raccontano altrettante architetture accomunate dal rapporto con l'elemento acqua. Grazie al lavoro di "messa in scena", progettato e realizzato da Studio Azzurro, il visitatore ha la possibilità di immergersi in un ambiente visivo e sonoro, un vero e proprio viaggio nelle architetture di Renzo Piano.

Il Caffè Florian presenta il progetto (IN)Complete - architetto e designer, AldoCibic, 

https://www.caffeflorian.com/it/eventi/eventi-venezia/archivio-eventi-venezia/incomplete.html

(Progetto sinceramente presuntuoso e deludente). Preferiamo non esprimerci sulla ancor più deludente mostra di Palazzo Grassi, e ci affidiamo alla recensione de Il Manifesto:  

 https://ilmanifesto.it/oehlen-il-gioco-stralunato-del-contraddirsi/