GENERATORE D’ARTE
« L’avanguardia
russa del Novecento è stato un fenomeno unico non solo nella cultura russa ma
nel mondo intero. La sorprendente energia creativa espressa dagli artisti di
questa età dell’oro alimenta ancora oggi i movimenti artistici contemporanei e
tutti coloro che hanno a che fare con la nuova arte russa. Rodčenko è stato
indubbiamente uno dei principali generatori di idee creative di quella stagione
straordinaria e ne ha rispecchiato alla perfezione la temperie spirituale.
Pittura, design, teatro, cinema, tipografia, fotografia: tutti i campi
investiti dal poderoso talento di quest’uomo forte e bello vennero trasformati
e radicalmente aperti a nuovi percorsi di sviluppo».
Il testo di Ol’ga Sviblova, direttora della Casa della fotografia di Mosca e curatrice della mostra che il LAC Lugano Arte e Cultura presenta sino all’otto di maggio, riassumono perfettamente il percorso artistico di Aleksandr Rodčenko (1891– 1956), che, seguendo il principio «il nostro dovere è quello di sperimentare» ha rivoluzionato il mondo della fotografia e della grafica, e quindi dell’arte, oltre a quello della comunicazione.
In mostra oltre trecento opere tra fotografie, fotomontaggi, collage, stampe offset, illustrazioni per libri, riviste, manifesti pubblicitari e di propaganda e costruzioni spaziali, che mettono in luce il carattere interdisciplinare dell’opera di Rodčenko, che è documentato anche dalle collaborazioni con altri artisti, letterati, intellettuali – come l’amico poeta Vladimir Majakovskij, i registi Sergej Ejzenstein, Dziga Vertov, gli scrittori Osip Brik e Sergej Tret’jakov .Innovativa la sua idea di fotografia, caratterizzata dalla composizione diagonale, da scorci e punti di ripresa insoliti, basso verso l’alto e viceversa, mentre i fotomontaggi e i manifesti fanno tesoro dell’esperienza dei collage cubofuturisti in cui si combinano testo e immagine fotografica, la semplicità dell’astrazione geometrica e l’espressionismo del cinema d’avanguardia.
[Aleksandr
Rodčenko 27 febbraio – 08 maggio 2016 - LAC Lugano Arte e Cultura,
Lugano CH - www.masilugano.ch ]
MARKUS RAETZ
Oltre 150 opere raccontano il percorso creativo dell’artista,
incentrato sulla relazione fra l’osservatore e l’opera; un insieme coerente di
lavori che si interroga – e ci interroga – sulla relatività della visione e le
diverse prospettive dalle quali si può osservare il mondo. Raetz crea
incisioni, disegni e sculture in cui soggetti, in apparenza semplici e accessibili,
rivelano la complessità della realtà che ci circonda.
Anche le sculture incluse nell’allestimento si trasformano
sotto lo sguardo dello spettatore mutando aspetto, e di conseguenza
significato, a seconda del punto di vista scelto. Una parola può quindi
trasformarsi nel suo esatto contrario e il profilo di Beuys apparire al tempo
stesso come la sagoma di una lepre.
Per questa mostra Raetz ha realizzato un’installazione
inedita, intitolata Chambre de lecture, composta
da 432 profili in filo di ferro e sospesi davanti alle pareti di uno spazio
neutro, che si animano al più lieve
spostamento d’aria, dando vita a una serie di affascinanti dinamiche, mentre
nel suo insieme l’opera sembra fluttuare, come se seguisse il propagarsi di un
moto ondulatorio, di un’eco.
PARATIE PARAPETTI PARASPIGOLI
Certo stare dentro al LAC è
bello. Perché è bello il fuori che lo circonda e nel quale si proietta. Acqua e
luce entrano prepotenti; fondali discreti dietro le tende,
ombre cinesi le colline vicine e le montagne innevate.
Arrivando il museo è una
pesante stecca verde sospesa su uno sfondo color prosciutto. Sembra un intruso un
po’ impreciso e invadente. Ormai sdoganata da anni nella
progettazione di strutture museali, la frammistione di materiali disparati negli
interni rende qui difficile la lettura delle scelte progettuali, che risultano
poco decise e poco pulite. Atrii multipiano stretti come trombe di scale,
percorsi confusi, impianti evidenti ma non eleganti, paratie, parapetti e
paraspigoli. Scelte pratiche prendono il sopravvento sul rigore progettuale e
sulla pulizia formale.
Ma fantastico Rodčenko e fantastica l’esposizione, a cura di Ol’ga Sviblova, che trascende l’immaginario collettivo e trasporta in scenari in bianco e nero, dove l’immagine fotografica e la grafica formano un’opera unica e multipla al tempo stesso. Come pure in bianco e nero, leggero e profondo, è il pregiato percorso attraverso le opere di Markus Raetz.
Stare dentro al LAC è bello.
Carolina Gozzini, Architetto (Lugano 26.02.2016)