Mi rifiuto di pensare a un'indigestione, digerisco molto bene queste cose. Rivedendo però quel migliaio di foto che inevitabilmente mi sono ritrovata sul cellulare, da gestire, sistemare, catalogare, la mia attenzione si è fermata su opere e luoghi che mi hanno emozionato: Kentridge e Büchel rispettivamente nella sede dell' Arsenale Institute for Politics of Rappresentation e Fondazione Prada a Palazzo Cà Corner della Regina. Nulla dei Giardini o dell'Arsenale mi è piaciuto così tanto, a parte qualche raro esempio. Bella la mostra di de Kooning all'Accademia. Interessante Vezzoli al Museo Correr con l'artista che narra la sua opera e se stesso nell'audio guida. Ma Kentridge è sempre una garanzia. La mostra, che ha come titolo Self portrait as a coffee pot ed è curata da Carolyn Christov-Bakargiev, è costituita da nove episodi in video girati nel suo studio durante il COVID e presentati negli spazi ristretti del palazzo che si affaccia sulla Riva dei Sette Martiri. Le piccole stanze di un appartamento al primo piano, compresa la cucina e il bagno, rievocano nelle dimensioni lo studio dell'artista a Johannesburg, "ma lo studio è anche una testa espansa, una camera di pensieri e riflessioni..." W.K. Ogni stanza è arredata a seconda della sua funzione, camera da letto, salotto, sala da pranzo, quadri, sculture, oggetti, ecc. I video si possono vedere liberamente online ma al tempo stesso sono fruibili stando rinchiusi in spazi privati ristretti, tipici dell'era digitale. Pittura nera su spartiti, danza, disegno. Sudafrica. "In questa nuova serie, gli alter ego e i doppelgänger di K. dibattono su una serie di questioni: come funziona la memoria? Cosa crea il sé? Perché la storia va sempre storta? Si potrebbero interpretare le opere come un'inversione dell'ossessiva divisione narcisistica delle personalità della nostra epoca di avatar sui social media in forme di tranquilla psicanalisi". C.C.B. @williamkentridgestudio (Instagram)
La storia del debito come storia della nostra società. Debito e potere. Una forte critica al sistema del mercato finanziario e il rapporto tra economia Reale e Bitcoin o criptovalute, tra arte materiale e nft. Su un manifesto all'inizio del percorso si legge Appello urgente per un'azione radicale: fermare il Biennale di Venezia ora. E poi Venezia non è più una città, l'over turismo, oh ma insomma ci sono Stranieri ovunque! La speculazione e il mercato hanno trasformato la cultura e l'arte in merce da vendere e acquistare. Certo anche Büchel fa parte del gioco, Prada ancor di più. E noi sopraffatti dall'orrore del comfort, tanto per ricordare un Museo Teo di trenta anni fa, sempre ai margini ma molto piacevolmente sopraffatti, amiamo Venezia anche oggi.
[Nicoletta Meroni]
Marco Enrico Giacomelli si trova presso Fondazione Prada: Christoph Büchel alla Fondazione Prada è l’espressione massima finora raggiunta delle aporie dell’institutional critique. Il carpiato triplo dell’artwashing, quando impatta sulla superficie dell’acqua, diventa cosa?
Pier Luigi Sacco: L'arte contemporanea viaggia velocissimamente verso la completa irrilevanza e troppa gente dentro la bolla fatica ad accorgersene