APPUNTI SULL'AUTUNNO MILANESE
MUDEC - CAPA
In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa (22 ottobre 1913) il Mudec ha reso omaggio al grande fotografo ungherese con una Mostra personale che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio che Capa realizzò durante vent'anni di carriera, anni che coincisero con i momenti cruciali della storia del Novecento. [Quello di Robert Capa è in realtà uno pseudonimo. All'anagrafe il suo vero nome è Endre Ernő Friedmann: sarà Gerda Taro, sua compagna di vita e lavoro, a creare nel 1936 il personaggio di Robert Capa, famoso fotografo americano in cui si identificherà totalmente per poter vendere meglio i propri scatti]. Attraverso sette sezioni e con un percorso diacronico vengono raccontati i più importanti reporta ge in bianco e nero realizzati da Robert Capa, dagli esordi a Berlino e Parigi (1932- 1936) alla Guerra civile spagnola (1936-1939); dall'invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950), fino all'ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina (1954), dove troverà la morte.
Nel settembre del 1936 scatta "Morte di un miliziano
lealista", l'immagine che lo consacra come «il più grande fotoreporter di
guerra del mondo»; così infatti lo definisce il "Picture Post" nel pubblicare
un suo reportage nel 1937. Nonostante sia stata in anni più recenti al centro
di una querelle attorno alla sua autenticità, l'immagine conserva intatta la
potenza di un'icona internazionale contro la brutalità della guerra.
PRADA
RECYCLING BEAUTY Entrare nello spazio della Fondazione
Prada a Milano ripropone ogni volta la sensazione di essere a Olimpia, a Delfi
o a Pisa nel Campo dei Miracoli, un luogo sacro recintato dal temenos, magari
in novembre quando piove e c'è poca gente. La bellezza degli edifici, la loro
storia. Il podio, la cisterna e l'Haunted house, tutta d'oro come la grande
statua di Atena criso (elefantina) di Fidia del Partenone. La mostra in corso
ancor più rievoca questo forte legame tra il luogo, l'architettura e le opere
esposte. Il filo rosso ininterrotto dall'antichità ai giorni nostri. Riuso,
copia, modello dell'antico e Settis invita a rivedere la Medea di Pasolini,
guarda caso ambientata proprio a Pisa. Tempi che si intrecciano, rievocano e
ricordano continuamente il legame con l'antico. La bellezza non il classico,
che classico non è, soprattutto pensando al fuori scala del colosso di
Costantino.
NICOLETTA MERONI
CHIESA ROSSA
Il 15 dicembre la performance musicale "Dies Irae" di Maria
W Horn è stata presentata a Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, che nei
suoi spazi accoglie l'installazione luminosa Untitled (1997) dell'artista
americano Dan Flavin realizzata da Fondazione Prada. "Dies Irae" si ispira a
una composizione poetica in lingua latina risalente al XIII secolo e attribuita
al poeta francescano Tommaso da Celano sulla quale Maria W Horn costruisce una
pièce per quartetto vocale femminile ed elettronica. Il brano è diviso in due
parti vocali e, per l'occasione, il coro sarà formato da quattro voci locali.
Le composizioni di Maria W Horn (Svezia, 1989) utilizzano suoni sintetici,
strumenti elettroacustici e acustici oltre a componenti audiovisivi,
sviluppando processi generativi e algoritmici per controllare il timbro,
l'intonazione e la struttura.
https://www.fabbricadelvapore.org/-/zerocalcare.-dopo-il-botto