MTNZ #14.3 VENEZIA. BIENNALE ARCHITETTURA
[a cura di Giovanni Bai e Carolina Gozzini]
18. Mostra Internazionale di
Architettura diretta da Lesley Lokko Il Laboratorio del Futuro: «Le nuove
tecnologie appaiono e scompaiono continuamente, offrendoci scorci non filtrati
della vita in parti del mondo che probabilmente non visiteremo mai, tanto meno
capiremo. Ma vedere contemporaneamente vicino e lontano
è anche, per dirla con Du Bois e Fanon, una forma di "doppia
coscienza", il conflitto interno di tutti i gruppi subordinati o
colonizzati, che descrive la maggioranza del mondo, non solo
"laggiù", nei cosiddetti Paese poveri, in via di sviluppo, arabi, ma
anche "qui", nelle metropoli e nei paesaggi del Nord globalizzato.
Qui in Europa parliamo di minoranze e diversità, ma la verità è che le
minoranze dell'Occidente sono la maggioranza globale; la diversità è la nostra
norma. C'è un luogo in cui tutte le questioni di equità, risorse, razza,
speranza e paura convergono e si fondono. L'Africa. A livello antropologico,
siamo tutti africani. E ciò che accade in Africa accade a tutti noi. (...) Non c'è dubbio che il mondo di oggi sia meno
stabile di quello di tre anni fa, o anche di tre mesi fa. Ogni giorno emergono
nuove tensioni tra nazioni, popoli vicini, nativi e nuovi arrivati; tra noi e i
nostri "Altri", tra noi stessi e il nostro ambiente. (...) Negli ultimi
due decenni sono emersi due termini potenti, che sono contemporaneamente globali
e locali: decolonizzazione e decarbonizzazione. Entrambi sono
macrofenomeni che si osservano nella dimensione sociale, politica ed economica
e vanno ben oltre la nostra comprensione o il nostro controllo, anche se si
riflettono a livello microscopico negli aspetti più intimi della nostra vita
quotidiana. (...)
La Biennale di Venezia è anche
essa stessa una sorta di laboratorio del futuro, un tempo e uno spazio in cui
si pongono interrogativi sulla rilevanza della disciplina per questo mondo - e
per quello a venire. Oggi la parola "laboratorio" è più generalmente
associata alla sperimentazione scientifica ed evoca immagini di un certo tipo
di stanza o edificio. Ma l'analisi di Richard Sennett del termine
"workshop" (qui inteso come bottega artigiana n.d.t), che ha la
stessa radice etimologica di lavoro della parola "laboratorio",
approfondisce in un'ottica differente il concetto di collaborazione. (...) Pensiamo
alla nostra mostra come a una sorta di bottega artigiana, un laboratorio in cui
architetti e professionisti provenienti da un ampio campo di discipline
creative tracciano un percorso fatto di esempi tratti dalle loro attività
contemporanee che il pubblico, composto da partecipanti e visitatori, potrà
percorrere immaginando da sé cosa può riservare il futuro».
Quando parte l'organizzazione per andare a Venezia alla Biennale Architettura mi assale una noia preventiva. Credo sia difficile cogliere l'essenza di un progetto anche per me che sono architetto. Richiede tempo capire il processo informativo, i rapporti spaziali, i volumi, l'intento innovativo se c'è, e alla Biennale si succedono decine e decine di progetti. L'opera d'arte si può cogliere subito, mi emoziona: mi fermo. Mi incuriosisce: mi fermo, oppure continuo a camminare fino alla prossima. A volte invece i progetti di architettura non mi parlano, a volte non riesco a immaginare come si vivrebbe o si vive all'interno degli spazi e dei volumi, a volte le direttrici si muovono su diversi piani e sono molto complesse, necessitano pensiero. Però ammetto che i plastici mi hanno sempre attratto, mi piacciono i materiali, casette in miniatura... Mi piaceva costruirli quando non si facevano rendering, quando era necessario sia per il progettista che per il cliente avere un'immagine tridimensionale.
La Biennale Architettura 2023 sconfina volutamente, e di questo sono immensamente grata alla curatrice Lesley Lokko, nel campo dell'artistico. E da subito, dall'ingresso all'Arsenale con il grande video in bianco e nero in alto, pieno di persone che ballano e sotto lo spaccato del percorso con luci calde, gialle, mi sono sentita invitata. Tutta al nero questa edizione, non ha tradito la prima impressione per l'energia vitale che informava i progetti sia all'Arsenale che nei padiglioni nazionali ai Giardini.
GRAN BRETAGNASono stata a lungo nel padiglione della Gran Bretagna che mi ha dato la suggestione di quello che deve essere vivere Londra e che non sono mai riuscita a sentire quando c'ero; molti balli partecipati nei video. Molto corpo anche nel padiglione Francia non video, ma azioni reali di autocura simili alla pratica bioenergetica, tra colori ocra. Produzione del cibo al padiglione Spagna: immagini in movimento di pere che rotolano nell'acqua e frullati colorati. Danzanti le raccoglitrici di frutti tra i Filari. Certo anche quintali di rifiuti. E naturalmente ho pensato al mio nipotino che probabilmente da grande farà l'operatore ecologico (lo spazzino si diceva una volta) che mi costringe spesso a giocare ai camioncini della nettezza urbana (detto pi pi pacciatua) caricando i cuscini, che rappresentano i sacchi della spazzatura, su e giù dal divano.
Veli di donne del medio oriente (Porda) come tute e tute riconvertite e ricamate per gli operatori delle piattaforme petrolifere (Ane Crabtree), danze tradizionali e festose al Messico, storie di donne e una grande danza su un grande prato con un grande nastro di tessuto rosso. Interazione, corporalità, comunità, energia, diversità, rispetto e conoscenza della vita degli altri (una buona lezione per chi ci governa ora). Una grande e coraggiosissima comunicazione, una curatela azzardata e vincente.
Più che avere i nostri corpi, noi li abitiamo, vivendo con e attraverso di essi in un complesso mondo sociale, ambientale e materiale. Nel rituale, nell'itineranza, nella protesta, nella detenzione, nello spostamento, nella traduzione, nel gioco, nel clima e nel desiderio, gli individui sono intrecciati alle vite degli altri e al mondo che ci circonda attraverso i nostri corpi pulsanti e viventi." (Arch. Emmet Scanlon)
I PADIGLIONI
GIAPPONE
L'architettura, un luogo da amare, quando l'architettura è vista come una creatura vivente Anche dopo la pandemia, in un momento in cui riconsideriamo l'importanza della coesistenza, le città continuano a svilupparsi impersonalmente. L'architettura intesa come 'luogo da amare' è possibile quando ingloba memorie e storie connaturate, nonché lo scenario sullo sfondo e le attività che vi sono ospitate, ampliando il suo stesso significato, e rende possibile percepire l'architettura come una creatura vivente piuttosto che come un'entità avulsa dalla natura.
FRANCIA
The Ball Theater è un'installazione pensata per
risvegliare i nostri desideri di utopia. La sua forma semisferica richiama
diverse immagini: può essere interpretata sia come mappamondo sia come una
strobosfera, icona kitsch di un'epoca in cui si poteva ancora
folleggiare.
SPAGNA
Mangiando, digeriamo i territori. Foodscapes è un viaggio attraverso le architetture che nutrono il mondo; dai laboratori domestici delle nostre cucine ai vasti paesaggi operativi che nutrono le nostre città.
GERMANIA
L' installazione è
dedicata ai temi della cura, riparazione e manutenzione. Realizzata interamente
con materiale di scarto della Biennale Arte 2022, che ha lasciato dietro di sé
centinaia di tonnellate di rifiuti, il padiglione diventerà un'infrastruttura
produttiva, promuovendo principi di riuso e costruzione circolare in tandem con
la responsabilità sociale dell'architettura. Occupando il padiglione tedesco
attraverso una serie di lavori di manutenzione, il contributo rende visibili i
processi di lavoro di cura sociale e dello spazio che solitamente rimangono
nascosti agli occhi del pubblico. Il progetto dimostra che la sostenibilità
ecologica è indissolubilmente legata alla questione sociale.
GRAN BRETAGNA
Dancing Before the Moon attraverso le sue
installazioni di nuovi lavori, un film e un paesaggio sonoro, promuove l'idea
che i rituali quotidiani (dalla coltivazione del cibo e dalla cucina ai giochi
e alla danza) sono forme di pratica spaziale per le comunità diasporiche e
presentano nuovi modi di pensare all'architettura e all'ambiente costruito.
LETTONIA
Il Padiglione intende indagare la connessione tra La
Biennale (vista come 'supermercato') e i padiglioni nazionali (visti come i
suoi 'prodotti'). TC Latvija, un autentico negozio dove tutte le idee si
incontrano e trovano posto sullo stesso scaffale potete trovare tutto ciò di
cui avete bisogno per i vostri desideri, visioni e necessità. Benvenuti negli
infiniti orizzonti degli scaffali della spesa.
MESSICO
Infraestructura utópica: la cancha de básquetbol campesina /
Infrastruttura utopica: il campo da basket campesino.
Il padiglione
messicano è uno spazio immersivo basato su un frammento in scala 1:1 del
modello espanso del campetto da basket rurale, un'infrastruttura che è stata
riconvertita in spazio per processi poli- e plurivalenti di decolonizzazione
nelle comunità indigene del MessicoIl campetto da basket, riconvertito, è molto
più della decostruzione di un impianto sportivo occidentale: è l'unità
fondamentale di costruzione su cui le utopie indigene organizzano culture di
resistenza.
PROGETTI SPECIALI DEL CURATORE
COURAGE DZIDULA KPODO CON POSTBOX GHANA Courage Kpodo (Kumasi, Ghana, 1999), Manuela Nebuloni (Rho, Italia, 1986), Nana Ofosu Adjei (Accra, Ghana,1993)
L'indipendenza nel 1957 portò in Ghana il nuovo e fervido desiderio di affermarsi come unica nazione, con un popolo unito. L'architettura divenne un potente mezzo per esprimere questa ritrovata identità. Modi unici di costruire, esporre e utilizzare lo spazio possono essere osservati ancora oggi in luoghi come i mercati, dove le infrastrutture vengono costantemente reinterpretate per soddisfare le aspirazioni locali. L'incontro di Kpodo con il gruppo di ricerca Postbox Ghana include un'ampia indagine sul materiale d'archivio del passato del Paese. Grazie all'impegno di fotografi spesso sconosciuti attivi negli anni Cinquanta e Sessanta, tutto il gruppo è riuscito a entrare in contatto con idee su agency, identità e memoria. La speranza è che questa modalità di indagine attraverso la partecipazione attiva possa indicare modi più ricchi e complessi di creare spazio attorno alle identità.
PREMI
La Giuria
internazionale della 18/ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale
di Venezia, ha deliberato i seguenti premi: Leone d'oro per il miglior
padiglione nazionale al Brasile con Terra
(Terra). Motivazione, «per una mostra di ricerca e un intervento
architettonico che centrano le filosofie e gli immaginari della popolazione
indigena e nera verso modi di riparazione».
La menzione speciale è stata attribuita alla Gran Bretagna con Dancing
Prima della Luna. Leone d'oro per la migliore partecipazione alla
18/ma Mostra Il Laboratorio del Futuro: Ente di Decolonizzazione - Borgo
Rizza by DAAR, Alessandro Petti e Sandi Hilal, «per il loro
impegno di lunga data teso a un profondo coinvolgimento politico con pratiche
architettoniche e di apprendimento della decolonizzazione in Palestina e in
Europa»; il Leone d'argento per un promettente giovane partecipante è andato
un Olalekan Jeyifous. È stato
inoltre attribuito a Demas Nwoko, artista,
designer e architetto nigeriano, il Leone d'oro alla carriera.