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MTNZ # 13.3 - VENEZIA

PALAZZO GRASSI

CARTIER BRESSON

LE GRAND JEU 

                                 

L'opera di Henri Cartier-Bresson è analizzata mettendo a confronto la scelta da parte di ognuno dei cinque curatori di cinquanta tra le 385 fotografie della Master Collection, scelte
dal fotografo stesso nell'ambito della sua produzione: il collezionista François Pinault [Il filo del tempo, banale e fantastico], la fotografa Annie Leibovitz [Vedere le opere di Cartier Bresson], lo scrittore Javier Cercas [L'imminenza di una rivelazione], la conservatrice e direttrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque Nationale de France Sylvie Aubenas
[Linee di vita, linee di fuga] e il regista Wim Wenders [Occhio per occhio (in senso nuovo, non nel vecchio significato di "vendetta")], così che la stessa fotografia può comparire più volte, ovviamente in differenti contesti.

WITHOUT PUBLIC NOTHING ART: STORIA DI UNA FOTO.
Ai bordi della visione: non ti ho visto nella realtà, ma ti ho visto nella fotografia che ho scattato. Forse è una leggenda metropolitana, comunque assai verosimile. La storia è raccontata da Lee Friedlander in un manuale di fotografia degli anni settanta: un fotografo scatta delle immagini in occasione di un incidente stradale e quando sviluppa il rullino si rende conto che la vittima è suo padre (a scelta, suo figlio...).
La foto di cui parlo ci rimanda a una situazione differente, ma che riguarda la mediazione tra noi e la realtà che gioca la fotografia e il rapporto tra guardare e vedere. Si tratta di una panoramica di una sala di Palazzo Grassi a Venezia, mostra di Cartier Bresson, fine agosto 2020.
Ho scelto questa immagine in quanto ideale per rappresentare il concetto di WITHOUT PUBLIC NOTHING ART in occasione dell'intervento di MUSEOTEO+ (da trent'anni ai bordi del sistema dell'arte) per la giornata del Contemporaneo del 2020, e ribadire la posizione su arte on line e arte in presenza. Quando ci definimmo museo senza sede e senza opere era chiaro che nulla aveva a che fare col museo immaginario di Malraux: il nostro era un museo reale, con la gente e le opere, anche se la durata della mostra era effimera.
Probabilmente la foto, che ben rappresenta il rapporto tra opere e pubblico dell'arte, sarebbe rimasta nell'archivio se non si fosse presentata questa occasione. Riguardandola mi sono reso conto che nella foto compaiono due persone che conosco, due mie amiche, Carolina e Carla. Una al bordo destro della foto e della sala, l'altra dal lato opposto.
Non mi sono stupito che Carolina fosse presente nell'inquadratura, anche se al momento dello scatto non me ne ero reso conto, visto che visitavamo la mostra insieme. Non sapevo, invece, che anche Carla fosse presente tra il pubblico. E se non l'avessi casualmente incontrata poco più tardi nel corso della visita probabilmente riguardando la foto non l'avrei riconosciuta o, meglio, non mi sarei reso conto che fosse lei. Riguardando la foto ho scorto, tra venti persone, la sua sagoma, di profilo, mentre osserva un'opera: anche lei non mi aveva visto, ma stava guardando le opere, io invece stavo guardando il pubblico...
Se non l'avessi incontrata l'avrei vista? L'avrei riconosciuta nella foto? L'ho vista e riconosciuta perché sapevo che era lì.

[Questo testo è stato pubblicato su BORDI]

PUNTA DELLA DOGANA

SENZA TITOLO 2020



Palazzo Grassi - Punta della Dogana ha deciso di rimuovere l'opera dell'artista Saul Fletcher esposta nell'ambito della mostra "Untitled, 2020. Tre sguardi sull'arte di oggi" nel rispetto della memoria di Rebeccah Blum, vittima di un omicidio perpetrato il 22 luglio 2020 dall'artista, successivamente suicidatosi, e per esprimere solidarietà nei confronti di tutte le donne oggetto di violenza

CASA DEI TRE OCI

JACQUES HENRI LARTIGUE. L'INVENZIONE DELLA FELICITà.