ENRICO BAJ / bajchezbaj
Fino al 9.2.2025 Baj torna a Palazzo Reale nella Sala delle
Cariatidi, a cent’anni esatti dalla nascita, a dodici anni dall’esposizione,
nella stessa sala, de I Funerali dell’anarchico Pinelli, che per la prima volta
sono integrati in un percorso antologico e in un dialogo puntuale con altri
lavori del maestro. Il progetto è curato da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj e
conta quasi cinquanta opere distillate in un arco temporale che dai primi anni
Cinquanta giunge all’alba del Duemila.
Sono quindi presenti tutte le
fasi di ricerca e adesione ai movimenti del tempo: dal recupero del Dadaismo e
del Surrealismo ai modi dell’arte Informale, dalla vicinanza al gruppo Co.Br.A
alla genesi del movimento dell’arte Nucleare, che Baj fondò a Milano con Sergio
Dangelo nel 1951, dall’astrazione gestuale degli esordi, passando per le figure
antropomorfe e la parodia delle invasioni extraterrestri per approdare
all’esercito dei Meccano e al mondo animato delle cassettiere e degli specchi.
Troviamo quindi tutti i suoi emblematici personaggi: le Dame e i Generali, gli
Ultracorpi, gli Specchi, i Mobili e i mostri dell’Apocalisse fino alle figure
dei Funerali dell’anarchico Pinelli.
Ho conosciuto Enrico nel 1973:
avevamo organizzato una mostra dopo il colpo di stato in Cile e l’assassinio di
Allende. La mostra alla galleria Cesare da Sesto di Sesto Calende viene
visitata da Enrico Baj, che compra il mio disegno dedicato a Pinelli e tutte le
pubblicazioni in vendita.
Di fatto inizia una amicizia
che sarebbe durata sino alla sua morte, sempre punteggiata dall’ambiguità di
una inesistente parentela (devo sempre sottolineare la differenza tra la I di
Bai e la J di Baj), ma sancita dall’amicizia nata in tempo di guerra tra Enrico
e mio padre, seguita poi dall’invito a partecipare al suo libro Impariamo la
pittura nel 1985
Un suo ritratto non poteva certo mancare (accanto a Warhol, Beuys, Paik, Vostell, Celant...) nella mostra Ritratti del 1990 a Genova Studio Leonardi V-Idea (nell'ambito della iniziativa Il Ritratto che coinvolse tutte le gallerie della città, a cura di Rossana Bossaglia) e replicata a Milano al Cenobio Visualità.
Quanto alla parentela [che ho dovuto smentire più e più volte e ancora è successo alla Sala delle Cariatidi all'inaugurazione della mostra...], mi
piace dare credito a una storia raccontatami da Paolo Bai, un falegname di
Gallarate amico di Marion Baruch, secondo cui i Bai/Baj erano membri di una
tribù Walser scacciati dalle originarie terre alle pendici del Monte Rosa – a
cui erano giunti attraverso i monti dalle natie regioni di lingua tedesca –
scacciati perché “senza dio” e poi stanziati tra Vergiate, Gavirate e Cantello. Quale spiegazione migliore cui dare credito…
Un capitolo a parte merita il rapporto tra Baj e Sergio Dangelo, di cui non amava parlare. Li incontrai insieme una sola volta, alla mostra sul Movimento Nucleare alla Galleria San Fedele nel 1998. Vera e propria opera la dedica sul catalogo di Sergio Dangelo, mentre l’amico/nemico Enrico si limita alla laconica firma, fatta pure con il pennarello scarico.
L’ultimo incontro che mi piace ricordare è poi stato pubblicato su Museo Teo Net Zine col titolo Enrico Baj, L’ULTIMO DIALOGO PATAFISICO. GB (mentre lega la bicicletta a un palo della luce davanti allo Spazio Oberdan): Ciao Enrico! EB (mentre scende da un’automobile per recarsi alla mostra di Tullio Pericoli): …? GB: sono quaggiù… EB: Aaah! Ciao Giovanni… senti, ma quanto sarà alto quel palo? GB: Sarà un otto metri… EB: e già… pensavo anch’io così…ciao! GB: ciao!