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MTNZ # 13.12 BIENNALE DI VENEZIA 2022

 LA BIENNALE DI VENEZIA 2022 IL LATTE DEI SOGNI

[a cura di GIOVANNI BAI, CAROLINA GOZZINI, NICOLETTA MERONI]

La 59. Esposizione Internazionale d'Arte dal titolo Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia si è svolta dal 23 aprile al 27 novembre 2022. «La Mostra Il latte dei sogni prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011) in cui l'artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell'immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. L'esposizione Il latte dei sogni sceglie le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell'umano» e cerca di rispondere a una serie di domande, quali « Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l'animale, l'umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi? »

Tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l'Arsenale, la mostra internazionale si articola in tre aree tematiche ( la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra gli individui e le tecnologie, i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra) e cinque piccole mostre tematiche a carattere storico che costituiscono una serie di costellazioni che forniscono strumenti di approfondimento e introspezione.

«Distribuite lungo il percorso espositivo al Padiglione Centrale e alle Corderie, nelle quali opere d'arte, oggetti trovati, manufatti e documenti sono raccolti per affrontare alcuni dei temi fondamentali della Mostra. Concepite come delle capsule del tempo, queste micro-mostre, intessendo rimandi e corrispondenze tra opere storiche – con importanti prestiti museali e inclusioni inusuali – e le esperienze di artiste e artisti contemporanei esposti negli spazi limitrofi. Le capsule tematiche arricchiscono la Biennale con un approccio trans-storico e trasversale che traccia somiglianze ed eredità tra metodologie e pratiche artistiche simili, anche a distanza di generazioni, creando nuove stratificazioni di senso e cortocircuiti tra presente e passato: una storiografia che procede non per filiazioni e conflitti ma per rapporti simbiotici, simpatie e sorellanze.» [Cecilia Alemani]



"Percorrendo con voglia gli spazi dei Giardini, a cominciare dal Padiglione Centrale, mi soffermo su ciò che mi attrae poiché troppo come sempre qui è in mostra. Un mondo di femminile, femminismo, post umano, macchina, cyber.

La Culla della strega mi riporta alle donne delle Avanguardie Storiche. Nomi noti a cui sono affettivamente legata Carol Rama, Meret Oppenheim, Josephine Baker e nomi meno noti Gertrude Arndt, Claude Cahun, Florence Henri, meravigliose, in odore di dada. Sibille anticipatrici. Come non pensare a Cindy Sherman e, perché no, a Cindy Lauper. Leonora Carrington, musa ispiratrice del Latte dei sogni, "femmina, umana, animale" irraggiungibile nella sua follia, libera dalle imposizioni sociali del suo tempo, è troppo onirica e surreale, troppo pittrice per affascinarmi. È uscita dalla Vestizione della sposa di Max Ernst del Guggenheim e con il vaporetto è arrivata ai Giardini. Un rapporto fisicamente ravvicinato quello della Culla perché molte opere sono di piccole dimensioni. Teche, luci basse, colori caldi. Non ci sono limiti tra realtà e immaginazione, tra passato e presente. Si vaga, non si tocca terra. Una visione del femminile orientata alla sfera onirica, all'introspezione, all'inconscio. Facile. Le altre sale riprendono i temi della trasformazione e della metamorfosi dall'umano al postumano. In questa capsula non mi soffermo su artiste come Nan Goldin che amo perché troppo realistica e cruda e mi attrae e mi respinge. E poi già incensata come protagonista del documentario a cui è andato il Leone d'oro della Biennale Cinema.

Mi faccio i miei film guardando i pastelli di grandi dimensioni di Paula Rego, entro facilmente in quelle vite di donne narrate con attenzione ai rapporti sociali e di potere tra ruoli di genere, dipendenze psicologiche, veri Corpi orbita che ripercuotono. L'arte programmatica e cineteca coinvolge e obbliga a interferire corporalmente, attrae, respinge, crea effetti fastidiosi e stranianti, tramite tecniche e materiali industriali o pittura tradizionale. Ecco le Tecnologie dell'incanto: Dadamaino, Varisco, Vigo. E il lavoro complesso di Agnes Denes che nelle due stampe monotipo di circa sei metri di lunghezza descrive l'evoluzione umana e l'evoluzione della macchina.

Leonora De Barros studia il linguaggio e le interazioni tra le sue diverse forme, grande foto in bianco e nero: una lingua lecca i tasti di una macchina da scrivere fino a bloccarne la funzionalità. Un'immagine che parla di scrittura e oralità. Un padiglione centrale insomma oscillante tra passato, presente e futuro, senza tempo come lo sono i sogni, senza tempo come lo sono i sentimenti e le passioni.

Nel Padiglione tedesco Maria Eichhorn racconta la storia pesante, dello stesso edificio, il padiglione del 1909 e del suo rifacimento nel 1938 in forme monumentali fasciste. Doveroso appello alla storia del passato che non dovrebbe ripetersi. Mentre scrivo Ignazio La Russa è eletto alla carica di presidente del Senato della Repubblica italiana. Anche il padiglione della Spagna è vuoto, ma le sue pareti interne sono rifatte con una correzione di dieci gradi rispetto all'edificio preesistente per allinearlo ai due padiglioni limitrofi, quello del Belgio e quello dell'Olanda. L'intervento di Ignasi Aballi vuole correggere lo spazio espositivo spagnolo confrontandolo con quelli vicini. Birra suo interno si creano perciò degli anfratti impraticabili e una sensazione straniante. Apolitico? Forse soltanto indirettamente politico.

Il Belgio con l'opera di Francis Alys tratta il tema del gioco infantile ma non rincuora perché i confronti sono forti, l'innocenza e la naturalezza del gioco infantile ricorda le differenze sociali, bimbi biondissimi sulla neve e bimbi neri nella polvere, ambiti diversi, stessi sorrisi.

Il padiglione della Grecia affidato a Loukia Alavanou riprendendo L'Edipo a Colono di Sofocle in chiave contemporanea mostra la realtà di una comunità rom vicino ad Atene nei panni di sé stessa, attori non professionisti che vivono e ambientano i precari alloggi e le strade Dissestate del Campo. Un film immersivo che si guarda con un visore VR, che giustifica la lunga fila per accedervi.

All'Arsenale i materiali e le tecniche sono molto vari, ricami e tessuti al femminile (Britta Marakatt-Labba), video e grandi installazioni. La terra cruda e l'argilla riportano alle civiltà indigene millenarie e matriarcali. Oggetti di piccole e grandi dimensioni, realistici o allusivi. I grandi vasi e i contenitori rievocano le forme del corpo femminile, della fertilità e della cura ma anche la raccolta e la conservazione del cibo: una foglia una zucca un guscio una rete una borsa una tracolla una bisaccia una bottiglia una pentola una scatola un contenitore.

Il rapporto con la natura e il bisogno ecologico collegano l'ancestrale al contemporaneo. Mi viene da pensare ai disegni e alle sculturine di Beuys a Palazzo Cini. E poi ancora Cyborg. La seduzione del Cyborg. Le opere dadaiste di Hanna Hoch, le sperimentazioni Bauhaus di Marianne Brandt. Le macchine di Rebecca Horn, le maschere dei reduci di guerra di Anna Coleman Ladd recitano la cura e l'emotività con la quale strumenti e temi vengono affrontati.

Barbara Kruger, come sempre, riveste appositamente lo spazio a lei dedicato con stampe optical b/n che contengono scritte a caratteri cubitali su fondo rosso. Si crea un effetto contrario rispetto al messaggio che comunicano. Per favore ridi. Si prega di fare attenzione. Poi macchinari e ingranaggi futuribili, i robot che riescono a fare tenerezza della coreana Geumhyung Jeong. E ancora più attraente il corpo che non c'è di Tishan Hsu, anche per la raffinatezza tecnica dei nuovi materiali.

La natura che sopraffà di Precious Okoyomon, rimanda alla storia delle rotte degli schiavi della sua gente, una diaspora vegetale e umana, come le piante, gli uomini si intrecciano. Il video dolce e perturbante di Diego Marcon sui rapporti familiari, buchi neri sull'intimità, colori pastello, un incubo ottenuto con la modellazione del volto degli attori, piccoli automi che sembrano venire dall'aldilà.

In fondo al lungo percorso dell'Arsenale ecco il Padiglione Italia, dedicato a Gian Maria Tosatti. Ricordo che qualche anno fa uno studente mi chiese: ma come si fa a esporre alla Biennale? Chi sceglie l'artista a cui è dedicato tutto il padiglione? Che meriti deve avere? Conosciamo la storia o meglio la carriera di Gian Maria Tosatti. Si spiega. Il suo lavoro è molto complesso, attinge alla letteratura, alla storia dell'arte, al teatro.

Storia della notte e Destino delle comete. Il tema è quello che ricorre negli altri spazi della Biennale, il rapporto uomo natura, la storia e ciò che verrà. La fine del miracolo industriale italiano, la chiusura delle fabbriche. Si ascolta la canzone anni sessanta di Gino Paoli Senza fine, cantata dalla Vanoni. Dall'ex cementificio si passa a un reparto tessile con file di macchine da cucire. Tutto fermo, tutto vuoto, archeologia industriale.

Poi si sale in un appartamento prototipo di casa operaia con le piastrelle colorate, il telefono a parete, il letto, in stato di abbandono. Non sono riuscita a cogliere il vero senso dell'epilogo, la stanza scura alla fine, presagio del sogno o buio inteso Come fine di tutto? Acqua nera e poi però le lucciole della speranza". [NICOLETTA MERONI]




LA BIENNALE DEGLI ALTRI

Angela Vettese [IL SOLE 24 ORE - 17 aprile 2022] parla de LA BIENNALE DI VENEZIA, UNA FINESTRA APERTA SUI DIRITTI." Identità postumane, fisicità metamorfiche, relazioni tra il razionale e l'onirico, manualità maniacale ma anche performance partecipative: questo e altro promette Cecilia Alemani per la Biennale Arte che sta per aprire a Venezia. Guidata dal pensiero di Rosi Braidotti e dal florilegio delle tendenze filosofiche più frequentate, dai Gender Studies alle frontiere della comunicazione, dalle riflessioni scaturite dal movimento Black Lives Matter al contributo di una tecnologia ormai innestata nella biologia. È il nuovo canne occidentale, che resta la nostra norma anche se è stato arricchito da contributi multiculturali e da tematiche che, un tempo, nacquero come proteste. Ci si potrebbe chiedere se sia importante, o leggermente rétro, difendere la fluidità sessuale quando nel mondo stanno tornando a casa giovani mutilati dalle armi (se ritornano). Ma in tempi così drammatici, ribadire le conquiste di una cultura certo dominante, ma pur sempre nata inseguendo i diritti dell'uomo, può essere la via giusta".

Arianna Di Genova intervista Cecilia Alemani: SE IL SOGNO RICUCE I TRAUMI

Sempre sul MANIFESTO, Stefano Chiodi traccia UN CONSUNTIVO CRITICO: IDENTITÀ, FETICCIO DI UN DECENNIO PRIMA

Del PADIGLIONE ITALIA, affidato a Gian Maria Tosatti, parla su AVVENIRE [22 aprile 2022] Alessandro Beltrami: "Viaggio di Tosatti nelle illusioni del miracolo italiano: una riuscita, amara installazione sul "fallout" del boom industriale, tra Pasolini e Tarkovskij https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-viaggio-di-tosatti-nelle-illusioni-d-italia

Interessante LibérationSi des girafes italiennes font parler la poudre à Venise, Est-ce considéré comme du racket en bande organisée? Se le giraffe italiane fanno parlare di polvere a Venezia, è considerato racket organizzato? "Nulla delle leggendarie cattive maniere mondane è mancato durante i tre giorni di inaugurazione della madre delle biennali e tutti i grandi eventi artistici con influenza globale che sono già impazienti di aprire a loro volta nei prossimi mesi..."


                                                        INCONTRI VENEZIANI

Luca Scarabelli

Eva e Adele

Vittorio Urbani

Luca Massimo Barbero

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