Fino al 13 luglio è possibile visitare la mostra di Ai
Weiwei Evidence allestita al Martin Gropius Bau di Berlino.
Ai Weiwei è considerato uno dei più importanti artisti contemporanei, grazie anche alla sua lotta condotta contro il governo cinese, che lo ha costantemente ostacolato e anche detenuto illegalmente.
Ai Weiwei è considerato uno dei più importanti artisti contemporanei, grazie anche alla sua lotta condotta contro il governo cinese, che lo ha costantemente ostacolato e anche detenuto illegalmente.
Gli ottantuno giorni della sua prigionia in una cella con la
luce accesa per 24 ore al giorno e sempre accompagnato da due guardie ritornano
nelle sue opere, da un video che ripercorre la sua condizione, alla
ricostruzione della cella, alla riproduzione in materiali pregiati degli
oggetti che aveva a disposizione, piuttosto che delle manette che lo
imprigionavano realizzate, appunto, in
giada.
Il titolo della mostra “Evidence”, fa riferimento alle prove
processuali: una mostra ad alto potenziale politico, ma che, nonostante la
concettualità – che gli permette di esprimere le sue idee in un paese dove la
libertà di espressione è limitata – non tralascia l’aspetto estetico. E in alcuni casi
l’irritazione provocata dalle sue opere si mescola con quella per quelle che
sembrano eccessive concessioni al
mercato, nonostante la sbandierata diffidenza per società e potere senza mai
compromessi.
Si tratta tuttavia di una mostra di grande bellezza e
completezza che si dispiega su tremila metri quadri e articolata in diciotto
stanze, introdotte dalla grande installazione composta da seimila sgabelli del
tipo utilizzato nelle campagne cinesi per centinaia di anni, che occupano
l’intero atrio e dalla installazione “Very Yao” – realizzata con centocinquanta
biciclette – dedicata a un giovane di Pechino accusato di aver gestito un noleggio
di biciclette senza licenza.
Si tratta in generale di opere che contengono allusioni alla situazione
politica cinese oltre che alla sua situazione personale: parti del suo studio
di Shanghai distrutto dalle autorità, la mappa delle Isole Diaoyu – contese al
Giappone – realizzata con lo stesso marmo utilizzato dagli imperatori della
Cina per la Città Proibita, e poi per il Mausoleo di Mao fino agli antichi vasi
in ceramica risalenti al periodo Han riverniciati con la vernice per auto nelle
stesse tonalità delle di auto di lusso che circolano a Pechino.
Si è invece conclusa a fine giugno la mostra di Hans Richter
“Encounters – From Dada till today”.
Speriamo che il grande pubblico di Ai Weiwei abbia
visto anche questa mostra, che ricostruisce la ricerca di un maestro della
sperimentazione e che noi abbiamo apprezzato molto di più, [con tutto il
rispetto…] Una mostra eccezionale, ricchissima di materiali dell’autore e degli
artisti con cui ha collaborato.
Hans Richter (1888-1976) pittore, regista e scrittore, ha
avuto grande influenza sulla società , così che oggi viene definito un trendsetter. Dall’Espressionismo attraverso dadaismo e costruttivismo
fino surrealismo ha rinnovato l’uso del
cinema in arte, coinvolgendo nel suo network
artisti come Hans Arp, El Lissitzky,
Malevich e Schwitters, Eisenstein.
L'opera di Hans Richter ha attraversato quasi sette decenni.
Pittore e disegnatore, dadaista e
costruttivista, regista e teorico: il suo lavoro è caratterizzato da una
compenetrazione di diverse discipline artistiche, anche se il legame tra il
cinema e l'arte era il suo tema principale: considerava film come parte
dell'arte moderna., e infatti sosteneva che "Il film assoluto apre gli
occhi a ciò che la fotocamera è, che cosa può fare, e che cosa vuole."