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MTNZ 9 VENEZIA 2012


Quattro mostre in altrettanti spazi espositivi (Cà Pesaro, Cà Corner della Regina, Palazzo Grassi, Palazzo Fortuny) caratterizzano un percorso espositivo parallelo solo temporalmente alla Biennale Architettura. 
A Ca' Pesaro si confrontano le opere di Enrico Castellani e Gunther Uecker, che presentano una selezione di lavori storici tra i più rappresentativi della loro produzionedue modelli di un’arte sistematica, concettuale e anche sensoriale.








Palazzo Grassi presenta il suo primo progetto espositivo interamente dedicato alla forma di espressione artistica dell’immagine in movimento La voce delle immagini, in contemporanea con la 69ma Mostra Internazionale d’Arte cinematografica. Trenta opere di ventisette artisti (tra cui Viola, Nauman, Neshat, Grimonprez, Yang Fudong, Wallinger, Fischli & Weiss) della Collezione Pinault che mostrano la duttilità di questo medium attraverso la varietà dei supporti tecnologici e dei dispositivi di proiezione, la diversità dei modi di rappresentare il tempo (dalla linea narrativa al loop), l’importanza degli incroci e delle sovrapposizioni con altre forme di espressione artistica (il suono, l’azione, la danza), ma anche con il documentario o le scienze sociali.






La Fondazione Prada nella sede di Ca’ Corner della Regina presenta la mostra The Small Utopia. Ars Multiplicata a cura di Germano Celant.
Il titolo della mostra fa riferimento al sogno, trasmesso dalle avanguardie storiche agli artisti di oggi, di arrivare alla diffusione democratica dell’arte, praticando una moltiplicazione dell’oggetto d’arte per favorire una sua diversa fruizione estetica e sociale.
Oltre seicento lavori, multipli ed edizioni, illustrano la trasformazione dell’idea dell’unicità nell’arte e la sua percezione, non solo attraverso la moltiplicazione degli oggetti, ma anche nei diversi linguaggi: dai libri d’artista, alle riviste, al cinema sperimentale, alla radio.
La mostra è stata accompagnata da una serie di eventi, denominati Some little Fluxus Events and Fluxus Concerts, a cura di  Gianni-Emilio Simonetti.








Palazzo Fortuny ospita quattro mostre di altrettanti artisti contemporanei: Franco Vimercati, Annamaria Zanella, Maurizio Donzelli, Béatrice Helg. Nessuna affinità tra di loro, ma il meraviglioso ed eclettico spazio permette questa commistione. In molti casi è lo spazio stesso a caricare di significato i lavori esposti, come ben spiega il testo che presenta la mostra: «Ogni spazio assume, all’interno del Palazzo, una propria specifica identità, che ne esalta linguaggi e tecniche espressive tra loro diversissime: è nella medesima tensione artistica che si crea il legame fra gli autori, l'architettura e le ineguagliabili atmosfere della casa-atelier di Mariano Fortuny, con le sue eclettiche creazioni, le collezioni, i tessuti e i dipinti. Una proposta ancora una volta unica per un luogo unico».


È la mostra di Franco Vimercati Tutte le cose emergono dal nulla che ci interessa: sono qui riuniti tutti i lavori dell’artista, anche  quelli meno conosciuti, Apparentemente banali i soggetti, oggetti quotidiani neppure caratterizzati da una specifica qualità estetica, ma è questo a evitarne la banalità. La moltiplicazione dell’oggetto tramite fotografie a volte solo impercettibilmente diverse lo rende in tutta la sua unicità e, nel contempo, esalta la capacità espressiva del mezzo fotografico.




Il testo Io sono la lastra di Elio Grazioli – che ha curato la mostra – ci guida alla comprensione della ricerca di Vimercati, che ruota attorno a «un soggetto fermo, per lo più al centro dell’inquadratura, nessuna enfasi, nessun evento, anzi la ricerca stessa della discrezione, quasi dell’inespressione, per far sparire l’io dietro un puro sguardo». Il medium è la fotografia, ma «Bisogna che il soggetto dell’immagine interroghi l’immagine stessa e il medium fotografico. Niente deve distrarre e niente deve essere aggiunto: l’oggetto deve parlare da solo, è la fotografia a farlo parlare tanto quanto esso fa parlare la fotografia».
L’oggetto, come la  zuppiera, è banale e quotidiano, addirittura anacronistico: «È evidente che se l’oggetto è sempre lo stesso, quello che cambia è il resto, cioè il modo di riprenderlo, cioè la fotografia. In estrema sintesi potremmo dire che l’oggetto sempre uguale ci fa vedere la fotografia, il medium. Così ad essere potenzialmente infinita non è più la serie degli oggetti ma quella delle possibilità della fotografia sempre differente» mentre la concentrazione sull’oggetto diviene «esercizio del pensiero, o del rapporto tra pieno e vuoto mentale (…), ma anche sulla materia e sulla luce, sull’immagine e sul tempo».



Sull'isola di San Giorgio, infine, presso la Fondazione Cini, è allestita la mostra  
Carlo Scarpa. Venini 1932-1947 nel quadro del progetto Le stanze del vetro.