Conoscevo Paolo Rosa fin dai tempi del Laboratorio di Comunicazione Militante, e l'ho incontrato l'ultima volta alla Biennale di Venezia, alla fine di maggio: ecco, lo ricordo con due scatti della installazione del padiglione del Vaticano. Sono due foto mediocri che avrei normalmente cestinato, ma sono le uniche e poi in una c'è Carolina, che mi aveva appena detto: «Quando ho toccato l'immagine di un uomo lui ha detto: "Sono il papà di Carolina..."». Le ho indicato Paolo, che mi ha visto e ci siamo salutati. Per l'ultima volta. (g.b)
E poi il ricordo di ElFo nella sua pagina di Facebook e i link ai siti che lo ricordano e meglio di noi analizzano il suo lavoro.
Quando nel 2003 la rivista Diario pubblicò lo speciale "La meglio gioventù", Paolo Rosa scrisse questa breve scheda su di sé. Il testo poi saltò per motivi redazionali e so che la cosa gli spiacque. Lo pubblico qui.
Paolo Rosa
1969 -1973 Milano, il cinema militante. Mentre Andreotti consegna la medaglia d’oro a Sesto S.Giovanni la cinepresa di Paolo Rosa, che è lì a riprendere la scena con un compagno, è sequestrata dal questore.Un morso e la sua mano molla la macchina. Presa al volo, uno scappa, l’altro è arrestato e in seguito scagionato dalle stesse immagini degli scontri impresse nella pellicola.
1976 Laboratorio di comunicazione militante : arsenali composti come dei Kandinsky, facce che assomigliano a dei Bacon,l’ immagine come arma impropria che ritrae poliziotti, presidenti e criminali. La mostra viene censurata e riaperta qualche giorno dopo. Finisce in Biennale a Venezia.
1980 Il cinema sperimentale: “Facce di festa”, 60 minuti per guardarsi in faccia e leggere le trasformazioni di una generazione avviata verso gli anni da bere. Anche Paolo Rosa ha sete, ma non esagera, e dal film nasce Filmaker e in qualche modo anche lo Studio Azzurro.
1982 Studio Azzurro prende forma in una nuotata, con Nanof e La camera Astratta: videoambienti, film visionari, e spettacoli. Alla scoperta di un mondo che sta tra arte e tecnologia.
1995 a oggi Rosa cerca con le installazioni di Ambienti Sensibili di riportare immagini, suoni e emozioni tra i gesti delle persone. L’interattività è un dialogo che fa toccare i problemi dell’arte ma soprattutto quelli della società contemporanea. Insegna all’Accademia e ogni 8 anni ha avuto un figlio da Dada.